sabato 15 dicembre 2007

Benedetto vara una nuova forza di peacekeeping, la famiglia

di Maurizio Crippa


Ambiente, nucleare, disarmo. Quando la maggior parte dei giornali fanno il titolo su altro, significa che Benedetto XVI ha toccato un punto nevralgico, che si vorrebbe evitare. Ma il titolo del messaggio per la Giornata mondiale della pace 2008, “Famiglia umana, comunità di pace”, chiarisce bene l’argomento che il Papa ha a cuore, sebbene non trascuri gli altri. Anzi, il Papa indica come “fondamentale”, sentire “la terra come ‘nostra casa comune’ e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali”. E non elude il nesso tra la gestione delle risorse e la giustizia sociale, ammonendo che non vanno “dimenticati i poveri, esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni del creato”. Ratzinger capovolge però la prospettiva dei discorsi facili e generici, vagamente umanitaristi. Al centro, motore della pace e pietra di paragone della giustizia, c’è la famiglia. Se non si parte da qui, la partenza è sbagliata e i discorsi diventano retorica fumosa, o peggio.

E’ la novità di questa porta d’ingresso al grande tema della pace ciò che ha spiazzato la pigrizia dei giornali, ma che dovrebbe invece suscitare interesse. Benedetto XVI impone uno scatto di pensiero: “La prima forma di comunione tra persone è quella che l’amore suscita tra un uomo e una donna decisi a unirsi stabilmente per costruire insieme una nuova famiglia”. Pone la “famiglia naturale” come “prima e insostituibile educatrice alla pace”, non in forza di un apriori di fede, ma per realismo: “La famiglia è fondamento della società anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace”.

Non è un testo dottrinale, è il messaggio di Capodanno che il Pontefice invia per riflessione al mondo, compresi i capi di stato e delle organizzazioni internazionali – anzi in primis: proprio a questo scopo Paolo VI aveva istituito nel 1968 la Giornata della pace. Qui c’è dunque il Ratzinger pastorale, concreto e attento alle cose di quaggiù, capace di guardare l’esperienza naturale delle persone. Ed è esperienza naturale di chiunque che la radice morale dell’ingiustizia, e perciò dei conflitti, non sia un problema solo dei governi. Procede per analogia, Benedetto XVI, e richiama così anche i politici e i capi di stato a una visione realista dei problemi. Riprende con sapienza le parole semplici della tradizionale visione sociale cattolica. La famiglia – quella naturale – diventa in essa il modello della “famiglia umana”, cioè dell’umanità considerata come una sola famiglia. E allora l’ambiente diventa non un totem (“rispettare l’ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell’uomo”), bensì la “casa comune” dell’umanità. Cioè un luogo che va trattato con amore, pulizia e responsabilità, dividendo equamente le spese e non “egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi”. Così la giustizia: “Il riferimento alla famiglia naturale si rivela, anche da questo punto di vista, singolarmente suggestivo”, scrive il Papa: “Occorre promuovere corrette e sincere relazioni tra i singoli esseri umani e tra i popoli, che permettano a tuttidi collaborare su un piano di parità e di giustizia. Al tempo stesso, ci si deve adoperare per una saggia utilizzazione delle risorse e per un’equa distribuzione della ricchezza”. E così fino alla necessaria pace, che è frutto di una visione antropologicamente ben fondata: “In una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo”. Esiste una norma morale per la famiglia, ed “esistono norme giuridiche per i rapporti tra le Nazioni che formano la famiglia umana”. Bisogna insomma risalire alla norma morale naturale come base della norma giuridica, “altrimenti questa resta in balia di fragili e provvisori consensi”. E in questa logica stringente non può essere che duro – in quanto contrario alla pace, oltre che alla morale – il giudizio sui nemici della famiglia: “Pertanto, chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale ‘agenzia’ di pace”.

© Il Foglio, 13 dicembre 2007

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Ing. Volante,

la nuova enciclica SPE SALVI ha fatto un gran passo avanti rispetto al deludente Vaticano II(che ha voluto adeguare la Chiesa ai tempi, mentre in realtà sono i tempi che debbono adeguarsi alla Chiesa)
Per me l'ultimo grande Concilio è quello di Trento.

Il cardinal Biffi dice che l'Anticristo sarà ecumenico, ecologista, pacifista e questo probabilmente è vero perchè è una delle tante facce che sta mostrando, ma il vero volto rimane sempre quello dell'Apocalisse e non tarderà a mostrarsi anche in Europa, infatti con il sua vero volto si sta mostrando in medio oriente.

saluti
Gonzalo

L'Ingegnere Volante ha detto...

Sono d'accordo con Biffi. Diffido dell'ecumenismo che vorrebbe annullare le differenze, preferisco il dialogo tra identità totalmente diverse e inconciliabili; diffido dell'ecologismo (una serie di allarmismi dietro cui si nascondono sempre i soliti gruppi di potere finanziari per tenere il terzo mondo sottosviluppato), preferisco un sano amore e rispetto per il Creato; diffido del pacifismo fondato su un'astratta fratellanza universale (fondata a suo volta sul nulla), preferisco la pace vera, fondata sull'Amore fra gli uomini in quanto fratelli, in quanto figli dello stesso Padre.

Saluti,

Ing. Volante