Non finiremo mai di ringraziare il Prof. Giacinto Auriti per la sua scoperta del “valore indotto” della moneta. Penetrando, poco per volta, il suo pensiero si sperimenta il dileguarsi dell’oscurità che ha circondato quasi sempre la genesi dei problemi economici che affliggono l’umanità, e si gode, al contempo, una luce che rischiara la mente sugli innumerevoli misteri della nostra storia.
“Chi crea il valore della moneta — dice Giacinto Auriti — non è chi la stampa ma il popolo che l’accetta come mezzo di pagamento”, sono però i banchieri, i grandi usurai, che si appropriano del valore monetario, usandolo come strumento di dominazione ed imponendo all’umanità il signoraggio del debito.”
E in Italia le nefaste conseguenze del sistema del signoraggio bancario le abbiamo conosciute soprattutto noi, gente del sud.
Quando la parte egemone della nuova classe politica italiana avallò, con l’unità, quel sistema, decise, in realtà, di creare una finta nazione, divisa in due per l’ingordigia dei più furbi e prepotenti e a danno dei più deboli, e nella quale ci sarebbe stata abbondanza di denaro solo per i “fratelli” vincitori della padania, a fronte di una cronica penuria dei fratellastri conquistati del sud.
Fu grazie, anche, alla consapevole e colpevole rinuncia del nuovo stato che, come avrebbe detto il prof. Auriti, anziché “stamparsi” da se e a costo zero il denaro occorrente ai suoi bisogni, preferì farselo prestare dalla banca privata “Nazionale”, pagandone anche gli interessi, che si realizzò quanto era da tempo disegnato nella mente dei poteri massonico-bancari internazionali e in quella delle logge tosco-padane, loro alleate.
Ma per poter far questo la banca “Nazionale” di Cavour aveva bisogno dell’oro e dell’argento del sud, senza i quali non avrebbe mai potuto accumulare la riserva necessaria ad emettere l’enorme quantità di cartamoneta da destinare ai bisognosi “fratelli del nord”.
E fu così che il denaro creato sulla spoliazione delle ricchezze del sud, venne dato in prestito dalla “Nazionale” e dalle sue affiliate al nuovo stato italiano, il quale, con la scusa del suo alto costo, lo faceva nel tempo "bastare" solamente ai bisogni “improrogabili” delle regioni settentrionali, mentre il “debito pubblico” che ne conseguiva lo faceva distribuire a tutti, ma con un peso diseguale per i meridionali, a causa della spaventosa penuria monetaria imposta nel mezzogiorno d’Italia dai nuovi governanti, ed utilizzata come un vero e proprio strumento di dominazione.
Naturalmente, ogni volta che i “terroni” tentavano di reclamare i loro diritti, l’artiglieria dell’esercito italiano e quella delle organizzazioni “mafiose”, alleate fedeli dei poteri forti, nonché l’ancor più subdola offensiva dei mezzi di comunicazione, facevano piazza pulita di ogni rivendicazione, ristabilendo l’ “ordine” e la “pace” sociale.
E tutto questo per 150 anni, senza che nessuno di quelli che erano a conoscenza di tali cose osasse tentare qualche rimedio. L’ascarismo meridionale è stato sempre remunerato anche per mantenere il silenzio sulle discriminazioni causate dal signoraggio bancario.
Oggi, però, i popoli del sud hanno in mano un’autentica possibilità di riscatto.
Grazie agli studi di Auriti e alla sperimentazione del SIMEC, la moneta complementare da lui inventata per favorire le comunità meno sviluppate, essi possono disporre di un’arma formidabile per risvegliare la loro economia e scongiurare, allo stesso tempo, le gravi crisi incombenti sulla produzione locale a causa degli spaventosi monopoli sorti con la globalizzazione.
Con l’intendo di restituire la proprietà della moneta al popolo, l’Auriti ha voluto, infatti, sopperire alla penuria di denaro esistente nella sua Guardiagrele, con l’utilizzo di un simbolo economico, il SIMEC, di proprietà del portatore (quindi non prestato dalle banche), accettato dalla comunità e fatto circolare assieme alla moneta ufficiale, ma con un valore doppio rispetto ad essa.
E questa geniale soluzione ha consentito, per il tutto periodo in cui è stata adottata, il rifiorire della vita e dell’economia del comune di Guardiagrele.
Ebbene, noi meridionali dobbiamo interessarci a tali novità: con l’aiuto di economisti consapevoli, che agiscano in accordo con le amministrazioni locali, dando il via ad un percorso già tracciato con successo dal prof. Auriti, noi potremo finalmente alleviare le nostre sofferenze, dovute prevalentemente alla penuria monetaria ed all’uso esclusivo della moneta-debito ufficiale.
Sull’esempio del SIMEC potremo far sorgere monete locali complementari che risolverebbero, per esempio, anche gli annosi problemi dei produttori agricoli e della piccola industria.
Ma, soprattutto, con l’uso delle monete complementari potremo finalmente vincere la rassegnazione e la sfiducia nelle nostre capacità e nel nostro destino.
(Il prof. Auriti si è spento in silenzio l’11 agosto del 2006. Di fronte ai tanti che hanno schiamazzato sempre per mettere in mostra la loro sconfinata e vuota presunzione, egli ha dato l’esempio di una vita integra, totalmente dedicata alla ricerca e alla difesa della verità.)
Tratto da meridiosiculo.altervista.org
1 commento:
ALLARME ROSSO !!!
ALLARME ROSSO !!!
1/3
Da: http://www.civile.it/news/
Autore: Avv. Valentino Spataro,
Non finiscono mai di provarci, da qualsiasi orientamento politico provengano.
Il web e' libero nel mondo ma in Italia bisogna subordinarlo ad una iscrizione al Roc.
Spieghiamo bene.
Il disegno di legge sull'editoria presentato il 3 agosto 2007 dal Governo, bravi, propone:
Al link indicato il testo normativo proposto.
LE REGOLE PROPOSTE
Capo I Il prodotto e l’attività editoriale
Art. 2 (Definizione del prodotto editoriale)
1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico.
3. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.
Art. 5 (Esercizio dell’attività editoriale)
1. Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative
Art. 7 Attività editoriale su internet)
1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.
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