giovedì 1 maggio 2008

La Sicilia basta a se stessa!

da “La Sicilia ai Siciliani” di Mario Turri (Antonio Canepa), dicembre 1942

Quello che abbiamo detto sin qui (ed altre cose moltissime potremmo aggiungere) dimostra che la Sici­lia si è trovata male sotto qualunque governo che non fosse siciliano. Si è trovata malissimo sotto il governo italiano. E si è trovata ancora peggio, peggio che mai, sotto il go­verno fascista.


Ascoltate quanto scrive, nel 1934, il professor VITO CESARE PIAZZA dell'università di Palermo, nel citato volume La Sicilia, a cura di Castelnuovo (pag. 513):

« La Sicilia è stata sempre abbandonata alle sue risorse dal governi di tutte le epoche ; i quali anzi si sono premurati a spogliarla quanto più è stato possibile. Basta percorrere la storia, non dico dei tempi passati, ma di questi ultimi due secoli, dal 1700 in poi, per averne una continua serie di esempi, sino a quelli recenti della soppressione dei beni ecclesiastici del 1860, sino all'assorbimento delle riserve auree del Banco di Sicilia, denaro appartenente al popolo siciliano ».

Ora la Sicilia non vuole più essere spogliata. Vuole, pretende, esige che le venga restituito tutto ciò che le è stato rubato dal giorno dell' unione all'Italia (tenuto conto degli interessi maturati e del valore attuale della moneta, sono circa 124 miliardi di lire). La Sicilia non può tollerare ladri che vengano a svaligiarci, né padroni che ci trattino con la frusta. Fuori!

La Sicilia è un paese ricco ; basta a sé stessa.

Già prima della passata guerra, BONALDO STRINGHER, che non era un separatista e nemmeno era sici­liano, ma era il direttore generale della Banca d'Italia, Ministro di Stato ecc. ecc, pubblicò un libro su Gli scambi con l'estero che concludeva: «Possiamo affermare che la Sicilia concorre a com­pensare lo sbilancio del Regno nei pagamenti all'estero per una somma di circa 250 milioni all'anno. E poiché lo sbilancio della Nazione si aggira sui 1.100 milioni, la Sicilia concorre a colmarlo per quasi un quarto. Se si tien conto che il territorio e la popolazione della Sici­lia sono di appena una decima parte di tutto il Regno, si vede subito quale ingente contributo essa porti nei pagamenti anzidetti ! »

Ma ormai siamo stanchi di pagare i debiti e gli sbilanci altrui. Ne siamo proprio stufi !

Vogliamo godercele noi le nostre ricchezze! Il frutto del nostro lavoro e della nostra terra non deve mai più andare a finire nelle tasche altrui! La Sicilia ai siciliani ! Vi dimostro subito, con alcune cifre, quanto è gran­de la ricchezza della Sicilia. Sono cifre prese dal Calen­dario Atlante De Agostini del 1943, che tutti possono controllare.*

La Sicilia ha prodotto, nel 1940, 11 mila quintali di noci, 16 mila quintali di ciliegie, 20 mila quintali d fi­chi secchi, 22 mila quintali di mele, 35 mila quintali di castagne, 65 mila quintali di pere, cotogne e melograni, 80 mila quintali di pesche, albicocche e susine, 120 mila quintali di nocciuole, 430 mila quintali dì mandorle! Ha prodotto 40 mila quintali di fagioli, 80 mila quintali di agli e cipolle, 100 mila quintali di piselli, 160 mila quintali di carciofi. 230 mila quintali di poponi e melloni, 340 mila quintali di cardi, finocchi e sedani, 500 mila quintali di patate, 520 mila quintali di cavoli e ca­volfiori, un milione e 700 mila quintali di pomodoro, più di tre milioni di quintali di fave! Ha prodotto 320 mila quintali di manderini, un mi­lione 800 mila quintali di arance, tre milioni di quin­tali di limoni più di cinque milioni di quintali di uva e due milioni e mezzo di ettolitri di vino!

E, per conseguenza, ha prodotto, oltre a una quantità enorme di preziose essenze di gelsomino, 10 mila chilogrammi d'essenza di manderino, 20 mila chilogram­mi d'essenza di arance amare e 150 mila chilogrammi d'essenza di arance dolci, 700 mila chilogrammi d'es­senza di limone! Ha prodotto 90 mila quintali di olio, 300 mila quin­tali di avena, 560 mila quintali di orzo, nove milioni di quintali di frumento!

Ma queste cifre non soltanto sono enormi per se stesse ; ancora più grandi ci appaiono se riflettiamo a quelle del resto d'Italia.

La sola Sicilia, infatti, produce un terzo dell'orzo che produce il resto dell'Italia. Produce metà delle mandorle che produce tutto il resto d'Italia. Produce più cavoli e cavolfiori, più fave, più nocciuole, più su­ghero, di quanto ne produca tutto il resto dell'Italia continentale. La nostra sola produzione di arance è il doppio di quella di tutto il resto d'Italia; la produzio­ne di manderini, come anche la produzione di carrube, quattro volte più grande ; la produzione di limoni, nove volte più grande.

E che cosa diventerebbero queste cifre se il governo centrale non cercasse di danneggiare e impoverire in tutti i modi la nostra produzione? I nostri prodotti agri­coli, sfruttati da noi, renderebbero tesori. Ma il governo ci ostacola in tutti i modi.

Il governo di Roma è felice quando vede fallire le nostre Casse rurali e le nostre Banche popolari, le no­stre Cooperative agricole e i nostri mulini, le nostre ton­nare e le nostre miniere di zolfo. Vi dico che è; felice. E fa del suo meglio affinché falliscano. Tiene bassi i prezzi affinchè i produttori siciliani vadano in rovina. Basti dire che la produzione di zolfo, che alla fine del secolo scorso fu di circa 500 mila tonnellate all'anno e fu di 430 mila tonnellate nel 1906, è scesa nel 1930 a 250 mila tonnellate. Sapete perché ? Perché è la Montecatlnl che compra lo zolfo: deve pagarlo poco; se no, gli azionisti del continente, CIANO, VOLPI, DONEGANI e tutti gli altri compari non potrebbero così scandalosamente arricchirsi !

Perciò la Sicilia viene mantenuta in uno stato di arretratezza industriale e commerciale che fa pietà. Ma lasciate che la Sicilia sia libera, che si governi da sé, che termini una buona volta lo sfruttamento d'oltre lo stretto, e vedrete come rifioriranno in Sicilia le industrie, i commerci, l'agricoltura, la pesca, il turismo, magnifiche risorse della nostra isola!

Non parliamo poi delle condizioni in cui ci ha ridotti la guerra. Domandiamo soltanto dove è andato a finire il ricco patrimonio zootecnico della Sicilia.

Secondo il censimento del bestiame fatto nel 1930, la Sicilia aveva: 70 mila maiali, 80 mila cavalli, 170 mila vacche, 180 mila asini, 200 mila muli, 310 mila capre e 730 mila pecore e agnelli !

Dove sono andati a finire ?

Tutto dovrete restituirci, tutto: fino all'ultima pecora, fino all'ultimo chicco di grano, fino all’ultimo soldo, tutto quello che ci avete rubato e truffato.


* Si noti che queste cifre ufficiali nono sempre molto inferiori alla realtà; non vi sono inclusi, infatti, i prodotti consumati localmente dai produttori medesimi e nemmeno i prodotti che non vendono denunziati per timore del fisco.

Meridio Siculo, n. 53 - 22 aprile 2008

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