domenica 19 agosto 2007

Perché la Sicilia è povera

Riportiamo un intervento de L'Altra Sicilia a proposito della minacciata rivolta fiscale da parte della Lega Nord. L'intervento getta una luce sulle ragioni della povertà della Sicilia contemporanea.


Ancora sulla rivolta fiscale

Palermo 18 agosto 2007

L'Altra Sicilia torna ancora sulla "millantata" rivolta fiscale di Bossi che si rivelerà per quel che è: una boutade estiva, per fare parlare i telegiornali di sé, e nulla più.

Ripetiamo le ragioni per cui forse i Siciliani avrebbero più di altri il diritto di esercitare una simile sollevazione pacifica, rifiutandosi di mantenere un sistema Italia usuraio e vessatorio.

Abbiamo detto la volta scorsa dello stupro delle norme statutarie che ci attribuiscono diritti tributari quasi da stato sovrano e che 61 anni di governi ascari si sono guardati dall'applicare o dal richiederne l'applicazione.

Ma la Sicilia è povera. E' vero, è povera. Ma i Siciliani non sanno perché.

Pensano che sia colpa loro, glielo inculcano in tutti i modi, e quindi l'unica soluzione è quella di accontentarsi degli avanzi che l'Italia, questa potenza in declino, si degnerà di spedire nelle sue colonie interne.

Vogliamo questa volta tentare di aprire gli occhi su alcuni dei mille balzelli, occulti, che succhiano sangue dalla nostra terra per mandarlo al continente.

Ebbene, cari fratelli, vi sarà capitato spesso di non arrivare neanche a fine mese con il vostro lavoro, eppure "vi siete ammazzati di lavoro", ...sapete perché "non si ci arriva più"?

Facciamo due conti.

1) Cominciamo dalle assicurazioni obbligatorie sulla RC Auto. Gravate di tasse e contributi sanitari, non sono veri prezzi ma tariffe insosteinibili dettate da un cartello di aziende che ha i suoi sostenitori su entrambi i versanti dei partiti italiani. Le tariffe praticate al sud e in Sicilia sono discriminatorie. Ci sono (tolleratissime) molte frodi che ... finiamo per pagare noi, con gli interessi! I tentativi della Regione di attivare un sistema siciliano di aziende assicurative, anni fa, è stato ...fulminato sul nascere. La solita Corte Suprema ha dato la sua interpretazione ..."abrogativa" per dire che in materia la Sicilia non ha competenza. Figuriamoci! Le assicurazioni, tutte, fondi pensione compresi, sono balzelli che dall'isola vanno verso il Continente, aiutati peraltro dalla pubblicità a senso unico dei media italiani. Siciliani! Tenetevi stretto, almeno finché potete, il vostro TFR. Non vi fate fregare. Quando costruiremo nostre mutue assicuratrici popolari per evitare queste tasse occulte? mah!

2)L'ICI e la Tarsu. Tributi comunali, si dirà, che male c'è? Nulla, se non fosse che colpiscono anche prime case che non siano regge... La prima casa non produce alcun reddito, spesso è "scuttata" da una vita di mutui. Ma lo Stato e la Regione tagliano i fondi ai Comuni che non hanno altra scelta che colpire il diritto all'abitazione. Altro che fiscalità bizantina! Vogliamo l'Impero Bizantino! Ce la passavamo meglio. Poi la Tarsu è sproporzionata, assurda, se rapportata al costo dello smaltimento dei rifiuti urbani, irrazionale, regressiva. Ma tant'è. Dobbiamo pagarla e basta. E chi non la paga, giù con i pignoramenti...

3)Il Canone Rai, il più assurdo dei tributi. Non legato alla capacità contributiva (come vorrebbe la Costituzione), dovuto ad una società privata (roba da feudalesimo), non previsto come tributo erariale dal nostro Statuto. E' un vero "pizzo" da pagare annualmente, che serve ai Siciliani per farsi "italianizzare" dalla TV di Stato, per acquistare meglio i prodotti padani, per appassionarsi alla politica teatrino o ai polpettoni sul risorgimento e sulla "fantasia" italiana (fantasia nel "fotterci" meglio), per fare il lavaggio di cervello ai Siciliani. La TV di stato che sceglie di non parlare mai di Sicilia e dei suoi eventi (locali, per definizione)se non per parlare di delitti e di non produrre niente in Sicilia ma di farci appassionare ad esempio al Palio di Siena. Puah!

4)Altre tasse occulte le paghiamo sotto forma di "bollette" nei servizi pubblici essenziali. La luce più cara d'Europa (la borsa energetica di Palermo) per un paese esportatore netto d'energia. Anche lì dobbiamo mantenere il monopolista italiano, per non parlare degli immancabili tributi indiretti sull'energia, a loro volta gravati di IVA (tasse sulle tasse). Nei telefoni, dove la concorrenza è finta, non va meglio. Le antiche e floride compagnie elettriche siciliane sono un ricordo per gli anziani. I tentativi di costituire compagnie telefoniche siciliane...fulminati sul nascere, ci mancherebbe. Nel gas e nell'acqua va un po' meglio, ma...ci stiamo attrezzando. A proposito, ricordatevi di passare al fornitore italiano che per due anni vi tratta meglio del fornitore locale (il tempo di farlo chiudere) e poi vedrete...

5) Le "tasse" non dichiarate come tali più pesanti sono però quelli degli interessi bancari. Fra i più alti d'Italia e d'Europa. La Sicilia è un paese dell'Unione Europea di più di 5 milioni di abitanti che, non partecipando al sistema europeo delle banche centrali, non beneficia di un centesimo del signoraggio (tributo occulto sulla moneta che usiamo) e, priva ormai di un sistema bancario proprio, paga interessi usurai a un sistema italiano di banche che ha interesse solo a raccogliere risparmio in Sicilia ma a non concedere più nessun credito. Il mercato del credito non è concorrenziale. Nessuna banca europea può aprire in Sicilia ma solo quelle italiane "gradite" a Bankitalia, le quali succhiano sangue al nostro popolo, fanno chiudere con le loro richieste di procedure fallimentari molte piccole imprese e pignorano case di malcapitati che non riescono a inseguire i tassi variabili nelle loro dinamiche impazzite.

6) La rapina per eccellenza è però quella della benzina. Paese esportatore netto tanto di idrocarburi quanto di derivati, alla Sicilia arriva un "prodotto finito" pieno di margini che restano nel Continente. Il più immorale dei quali è l'accisa che finanzia il malgoverno italiano (nel quale comprendiamo anche gli sprechi dei suoi rappresentanti in Sicilia, beninteso!). Potremmo pagare la benzina a 50 centesimi e invece...
E con la benzina tutto il costo della vita sale... Strangolando i bilanci dei più poveri, dei pensionati, che non arrivano a fine mese...

7) Poi ci sono le politiche industriali italiane che, in barba alle norme europee sulla concorrenza, fanno sì che la Sicilia sia rifornita di ogni bene o servizio dall'Italia a prezzi più o meno controllati, persino di quei beni di cui la Sicilia è produttrice di materia prima e che ci ritornano sotto forma di prodotto finito gravato di profitti italici. Produciamo grano ma dobbiamo comprare la pasta italiana (fatta col grano siciliano) nei supermercati italiani venduta da rivenditori italiani. Produciamo pomodorini, ma l'imprenditore italiano ce li compra, ce li impacchetta e ce li rivende. E si potrebbe continuare in ogni settore economico. Ogni tentativo di iniziativa economica che non sia marginale o subalterno all'economia peninsulare è boicottato da Bruxelles, da Roma e persino da Palermo in ogni modo. Risultato: non si produce niente, si importa tutto, a prezzi proibitivi e qui alligna solo la disoccupazione, il clientelismo e il sottosviluppo alimentato dai "pietosi" aiuti del centro.

8) Infine, solo infine, c'è la fiscalità e parafiscalità vera e propria. La Regione non attua la sua politica autonoma ma trattiene per sprecare il gettito riscosso in Sicilia. Il reddito prodotto in Sicilia ma riscosso altrove continua a finanziare Roma e i suoi sprechi in barba all'art.37 e alle sue norme attuative, mai attuate. L'Italia viola lo Statuto in mille modi riscuotendo in Sicilia tributi non dovuti e trasformando il fondo dell'art.38 in un'elemosina definita contrattualmente tra Italia e Sicilia. La parafiscalità previdenziale va al Continente ad alimentare altri sprechi con una forbice tra redditi percepiti dal lavoratore ed erogati dal datore che non ha pari in Europa e forse nel mondo e di cui - si badi - non un centesimo resta in Sicilia dove non ha sede alcun istituto previdenziale.

E poi siamo poveri! Cos'altro potrebbero rubarci? La dignità? Già fatto!
La nozione di esistere? Già fatto?
La lingua e l'identità? Ci stanno riuscendo!
Altro che rivolta fiscale! Qui ci vorrebbe una vera Rivoluzione.

Lasciateci dire, con la celebre canzone siciliana:

Arrivaru li navi,
quantu navi a Palermu,
li pirati sbarcaru
cu li facci di nfernu

N'arrubbaru lu suli, lu suli,
arristamu a lu scuru, chi scuru, Sicilia,
Sicilia chianci!

L'Altra Sicilia, Palermo

1 commento:

Anonimo ha detto...

FINALMENTE I VERI SICILIANI si sono risvegliati da 147 anni di sonno profondo. Il sangue del Vespro di 750 anni fa`incomincia a scorrere di nuovo. Questa volta gli nemici non sono i francesi angioini e il papa, ma gli italici del nord, i pseudo-italiani che hanno perso le loro radici e lingue storiche, il governo coloniale italiano, i partiti nazionali italiani, l’opinione pubblica italiana col cervello lavato al stile stalinista, i pseudo-siciliani colonizzati, il sistema scolastico conformista perpuatori delle menzogne anti-storiche, la stampa asservita al potere politico italico. Il nostro momento storico per la nostra riscossa come popolo Siciliano e`arrivato il 4 luglio 2007 quando il popolo Siciliano ha finalmente smaschierato l’anti-eroe ed assassino garibaldi al parlamento italiano. Lo stesso giorno dell’anti eroe garibaldi e della revoluzione Americana. Noi faremo come hanno fatto gli Americani di 231 anni fa`, rovesciando il potere coloniale che le teneva schiavi. VIVA La Sicilia Libera, VIVA il popolo Siciliano, VIVA la Nazione Siciliana, VIVA LA LINGUA SICILIANA. Avanti col nuovo Vespro Siciliano. da Popolosiciliano