«Quell’infame manifesto è un pessimo esempio di contraddittorio intellettuale. È un atto di inciviltà, un delitto di valori come libertà e democrazia. È un plotone di esecuzione mediatica nel quale si tralasciano i fatti e vengo sommariamente condannato. È benzina sul fuoco nei confronti di una persona sulla cui testa già incombe la fatwa dei terroristi islamici»…
di Luca Soliani
Rincara poi la dose il coraggioso intellettuale che da anni - non solo dalle pagine del Corsera di cui è vicedirettore, ma anche con saggi e interventi pubblici - mette in guardia dai tragici rischi che corriamo nell’ospitare nel nostro Paese un Islam deformato dall’ideologia e dal fanatismo:«Quell’infame manifesto è un pessimo esempio di contraddittorio intellettuale. È un atto di inciviltà, un delitto di valori come libertà e democrazia. È un plotone di esecuzione mediatica nel quale si tralasciano i fatti e vengo sommariamente condannato. È benzina sul fuoco nei confronti di una persona sulla cui testa già incombe la fatwa dei terroristi islamici».
Queste non sono parole che il giornalista di origine egiziana pronuncia a cuor leggero. Non sono uno sfogo estemporaneo dovuto all’indignazione
«Dopo la pubblicazione di “Viva Israele”- entra nel merito della questione Allam - abbiamo assistito alla rivolta di una parte
Il vicedirettore
Secondo lo studioso, il fondamentalismo islamico non è la conseguenza di una condizione di emarginazione sociale ed economica e il suo proliferare nell’Emilia ne è la dimostrazione. Magdi Allam ricorda infatti che proprio tra Reggio, Sassuolo,
Magdi Allam concentra poi la sua attenzione sul rispetto delle leggi da parte degli stranieri che abitano in Italia: «Lo Stato deve assumersi la responsabilità di fare rispettare le leggi. I musulmani residenti in Italia sono cittadini che - allo stesso modo di tutti quelli che vivono in questo Paese -, devono attenersi alle stesse leggi, affidarsi alle stesse istituzioni, e condividere i valori fondanti della società italiana. In particolare, la sacralità della vita di tutti».
Altro nodo cruciale, è il ruolo delle moschee: «Devono essere bonificate dall’illegalità e dalle prediche d’odio. Fra le loro mura non si deve più fare politica, non si deve più fare ideologia, non si deve più indottrinare, non si deve più arruolare la gente. Esse devono essere riscattate all’identità italiana:non devono essere gestite dall’Ucoii o dai Fratelli musulmani. È necessario cacciare i predicatori d’odio e chiudere le moschee dove questo avviene.
Va infine promosso un islam italiano in cui le moschee siano esclusivamente luoghi di culto».
Magdi Allam conclude poi il suo intervento riflettendo sul fatto che sul territorio reggiano è in programma la costruzione di diverse moschee: «Secondo autorevoli ricerche, ben il 95% dei musulmani che sono in Italia non frequenta luoghi di culto. Le moschee esistenti sono quindi più che sufficienti. Prima di autorizzarne di nuove, è assolutamente necessario bonificare quelle già esistenti, spesso mezzo privilegiato per l’indottrinamento ideologico. Non si può continuare a scherzare con il fuoco: questo non è più il tempo di sofismi e ambiguità».
L'INFORMAZIONE di Reggio Emilia, 1 agosto 2007
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