Lo Stato – eccettuati naturalmente alcuni suoi singoli esponenti o organismi – non solo è complice di questa criminalità, ma ha addirittura delegato ad essa molte sue funzioni. In un territorio ove la criminalità domina incontrastata, le funzioni dello Stato o non esistono (ovvero sono ridotte al minimo) oppure sono quelle stesse della mafia.
LA MAFIA NASCE NEL 1860 E DURERÀ FINCHÉ DURERÀ LA SOTTOMISSIONE COLONIALE DELLA SICILIA ALL'ITALIA.
I MAFIOSI SONO SOLO I GUARDIANI DI QUESTA DOMINAZIONE.
Bruxelles, 2 settembre 2007
Dopo il fuoco, la prepotenza delle istituzioni, le promesse di “Vasa-Vasa”, adesso anche i sedicenti imprenditori isolani sparano le loro più grosse minchiate. Rimandando alle incongruenze statutarie che la proposta comporterebbe gli imprenditori chiedono l’intervento dell’esercito insieme all’espulsione dei collusi per pizzo, tangenti ed intromissioni mafiose.
Ricordiamo che l’esercito è già intervenuto una volta in Sicilia con i bersaglieri piemontesi, ci è ritornato con le truppe speciali per combattere Giuliano e le aspirazioni di autonomia del Popolo Siciliano, ci ha riprovato con un generale dell’esercito nominato prefetto, adesso ci ritornerebbe reclamato dagli affaristi...
La Storia ci insegna che non se ne è mai fatto niente: Per quale ragione?
Sembra che l’illegalità in Sicilia venga da chissà dove o sia nel DNA della stessa società. In realtà essa ha una matrice storica ben precisa, e di rango costituzionale, rispetto alla quale tutte le altre illegalità non sono che semplici conseguenze.
Senza andare troppo lontano partiamo dal dopoguerra, dal 15 maggio 1946.
La Sicilia aveva, in quella data, conquistato un proprio Statuto d’Autonomia approvato ancor prima della Costituzione italiana ed in esso integralmente inserito senza nessuna modifica; Statuto che, sulla carta, nasceva da un “patto” tra Sicilia e Italia, perciò sanava ogni precedente ingiustizia e pretendeva di rispondere, finalmente, al secolare diritto ed anelito dei Siciliani all’Autogoverno, sia pure in un contesto nazionale e statuale più ampio.
Per effetto di ciò la Sicilia sarebbe dovuta essere, nello spirito quando non ancora nella lettera del dettato statutario, uno Stato confederato all’Italia con propri poteri e prerogative sovrane, ad eccetto di poche competenze residuali lasciate allo Stato centrale italiano.
Invece, complici gli accordi segreti dai politicanti siciliani dell’epoca post-bellica, vuoi per l’interesse generale del governo nazionale che “ha utilizzato” sistematicamente la Sicilia come colonia interna più che come proprio compartimento autonomo e vuoi per l’insipienza dei politicanti attuali, l’illegalità costituzionale diviene in Sicilia la madre di tutte le illegalità e soprusi.
È innegabile, infatti, che l’illegalità odierna nasca proprio con l’Autonomia, conquistata e mai realmente avuta, per interessi personali, di partito e trasversali.
A questo punto ci si chiede: come si vuole sconfiggere la criminalità e l’illegalità in Sicilia quando la struttura stessa dell’ordinamento regionale giuridico ed amministrativo è illegale e non costituzionale?
La verità è che nessuno, complice sempre l’insipienza dei cosiddetti politicanti siciliani, sempre attenti al posto al sole ed agli interessi delle segreterie nazionali più che alla reali esigenze dei Siciliani, vuole che nulla cambi.
Lo Stato sa che il 60% del lavoro in Sicilia è in nero; le forze di Polizia sanno che un negozio su due ha personale non in regola, che un’impresa su due impiega mano d’opera in nero, i carabinieri sanno esattamente dove insiste l’illegalità e la criminalità, eppure, lo Stato in Sicilia è opprimente quanto assente, le forze di Polizia in gran numero in Sicilia sembra guardino dalla parte opposta rispetto al vero problema criminoso.
In questo contesto chiunque cerchi di portare giustizia in Sicilia operando con coscienza ed amore per la propria terra, vedi i giudici Falcone, Borsellino, Chinnici ed altri operatori delle forze di Polizia barbaramente assassinati per “distrazione” dello Stato centrale che li ha abbandonati quando avrebbero dovuto essere non solo incoraggiati “al martirio” ma assistiti e protetti, viene eliminato.
“Vasa-Vasa”, per certi aspetti è la dimostrazione che in Sicilia tutto è fatto per il potere. In ogni parte del mondo per una semplice accusa di non aver pagato una contravvenzione al codice della strada ci si dimette, in Sicilia, un’accusa infamante e grave come quella di collusione con la mafia viene considerata quasi “una scocciatura”.
L’onore, quell’onore Siciliano di altri tempi, oramai è sotterrato sotto un metro di terra con i “veri padri della libertà Siciliana” che purtroppo non hanno avuto figli degni di questo nome.
Il Nord-Est è sconvolto da stupri, assassinii, la proprietà privata non è più garantita tanto che molti sindaci sono arrivati alle richieste di particolari misure.
Napoli e la sua provincia è dilaniata dalle lotte camorristiche che coinvolgono vittime innocenti nelle loro quotidiane sparatorie.
Roma, Milano, etc... soffrono nella loro pelle droga, prostituzione e racket ma nessuno si è mai sognato d’invocare l’intervento dell’esercito.
In Sicilia sedicenti imprenditori da sempre collusi con i poteri forti chiedono, oggi, l’intervento dell’esercito, quindi dello Stato, dimenticando che è quello stesso Stato, con la collaborazione delle forze politiche italiote che governano lo Stato Regionale di Sicilia sin dalla sua nascita ad impedire che la Sicilia possa acquistare legalità e finalmente sviluppo.
Ufficio stampa
L'ALTRA SICILIA – Antudo