giovedì 20 settembre 2007

Miccichè flirta con gli autonomisti?

E’ impressionante il potere di Internet. Dentro questo mondo, in cui si confondono reale e virtuale, succedono delle cose che solo qualche anno fa sarebbero state impensabili. Nella blogosfera, così viene chiamato nel suo insieme il mondo dei blog, anche il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè, ha dato vita a un suo spazio (www.gianfrancomicciche.net). E pare ci abbia preso gusto. A tal punto che egli stesso, in persona, risponde quasi quotidianamente alle lusinghe e all’invettive degli appassionati utenti del suo sito.

Ci piace portare all’attenzione dei nostri lettori un fatto accaduto ieri: il presidente del Parlamento Siciliano si è complimentato con Francesco Paolo Catania, leader storico de L’Altra Sicilia (www.laltrasicilia.org), per le sue parole a proposito della colonizzazione italiana dell’isola a partire dal 1860 (leggansi i commenti n. 184 e n. 187 al post “Le Pallottole non possono uccidere le mie idee…”).

Cosa sta accadendo a Miccichè? Sta diventando anche lui un convinto autonomista? Ai posteri l’ardua sentenza. Certo è che la seconda carica della Regione Siciliana aveva già preso posizione
contro il Risorgimento in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Garibaldi (vedi il post Piemontesi in Sicilia).

Speriamo non si tratti soltanto della solita presa in giro del palazzo o, peggio, di un colpo di coda del potere in decadenza nel tentativo disperato di sfiaccare il rinato sicilianismo.


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Thielemans: un ateo amico dell'Islam

Il socialista Thielemans offrì champagne per la morte di Wojtyla

E’ un antipapista il sindaco di Bruxelles che ha vietato la marcia antisharia


Chi è Freddy Thielemans, il sindaco bruxellois che ha proibito la marcia contro “l'islamizzazione dell'Europa” l’11 settembre scorso?

Possiamo senz'altro dire che si tratta di uno di quei socialisti europei che ha prestato il fianco alle mire espansionistiche dell’Islam sull'Europa. Non è infatti un caso che Bin Laden inviti continuamente i musulmani “europei” a votare in massa per i partiti socialisti. Già, i socialisti. Nella sola Bruxelles, il partito socialista di Thielemans ha arruolato nelle sue file dieci consiglieri musulmani sul totale di 17 che ha nel Consiglio cittadino.

L’Eurabia a Bruxelles è già diventata una realtà: soltanto 13 dei 28 consiglieri della coalizione che governa la città è d’origine belga. Ben 12 sono musulmani, come islamica è il vicesindaco Faouzia Hariche, algerina di nascita. Un governo multiculturale che cerca di amministrare una città sì cosmopolita, ma con una forte componente islamica di cui ha intimamente paura. D’altro canto Thielemans non ha mai fatto mistero che il bando della manifestazione dell’11 settembre corrispondesse al desiderio di “evitare possibili scontri tra i manifestanti e i musulmani locali”. Ancora una volta l’Europa ha calato le braghe per paura di irritare i suoi “pacifici ospiti”. Ma se sono così pacifici, questi figli di Allah, come mai allora ne abbiamo così tanta soggezione?

Interessante, a tal proposito, è la tolleranza tutta europea della macellazione della carne in stile “halal”. In questa parte del mondo, l'Europa appunto, che fatto dell’ambientalismo e dell’animalismo una propria bandiera di civiltà, si consente tranquillamente ai figli di Allah di scannare le bestie col crudele metodo del dissanguamento lento, lentissimo, necessario alla “purificazione” della carne (sic!). Con buona pace degli animalisti, ma fatto salvo l’ordine pubblico! Consentiamo anche questo, nella pia illusione di starcene belli tranquilli mentre l'Islam con la forza dei numeri sta già trasformando l'Europa in Eurabia.

Ma torniamo al nostro simpaticone, il sindaco Thielemans. Il bando della manifestazione pacifica antisharia ha fatto infuriare la destra fiamminga, che accusa Thielemans di simpatizzare per i musulmani soltanto in virtù dell’odio per i cristiani. “Ateo convinto, Thielemans è diventato famoso quando, alla notizia della morte di Giovanni Paolo II, gridò “champagne per tutti!” durante un ricevimento con il sindaco di Angoulême (il collega francese uscì dalla stanza disgustato). Qualche mese prima, il primo cittadino della capitale si era mostrato meno sensibile ai sentimenti offesi dei cattolici rifiutandosi di proibire il dramma di un marocchino pubblicizzato con cartelloni che dipingevano la Madonna con il petto scoperto.” (il Foglio, 8 settembre 2007)

A Bruxelles si dice scherzando che il sindaco – che l’11 settembre ha compiuto 63 anni – temesse il corteo per il timore, in caso di morte del Papa, di dover offrire champagne ai 20 mila manifestanti. Proibendolo se la sarebbe cavata con poco, visto che la maggior parte dei suoi consiglieri sono musulmani, quindi astemi.


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giovedì 13 settembre 2007

Fuochi di ferragosto (Mafia estiva 1)

dell'Abate Vella

Durante la pausa d'agosto, le notizie estive in Italia scorrono lente ed inconsistenti, pronte a spegnersi non appena i magnacci che siedono nei vari parlamenti tornano alla carica con la loro cronica incapacità (e rapacità) dello gestire la cosa pubblica.

Intorno al ferragosto però, due fatti (o meglio fattacci) hanno contribuito a gettare un squarcio di luce su quello che sta accadendo intorno a noi, senza che ancora il Popolo Siciliano riesca a diventare attore protagonista nella recita delle vicende che più da vicino lo riguardano.

Il primo è senz'altro l'eccidio di sei italiani a Duisburg, in Germania. Calabresi, è bene precisare. Come hanno prontamente fatto tutti i media italiani, proponendo il classico ritornello dell'inferiorità e della bestialità (nel senso di ferocia) dei meridionali.

Subito uno strano particolare traspare dalla storia riguardante proprio l'origine di assassini ed assassinati: i giornalisti fanno a gara a mettere in risalto il fatto che il gruppo proviene da un paesino di 4000 anime. Secondo loro questo sarebbe ulteriore prova della necessità che i meridionali siano confinati dietro un muro ben guardato. La logica però fa nascere uno strano dubbio: come è possibile che da un paesino di 4000 anime non si riesca a snidare tanta ferocia?

Anche qui i pennivendoli fanno a gara citando le minchiate più inverosimili, tipo la conformazione orografica della zona, i retaggi tribali che ancora pervaderebbero la società calabra, l'onnipresente omertà. Insomma, l'intero arsenale della repressione antisiciliana trasferito a piè pari oltre lo stretto. E giù tutti i gonzi dello stivale (a nord come a sud) a bersela come aperitivo di una nuova stagione televisiva fatta di tette al vento, frodi sportive ed oscenità varie.

Prima di esaminare questo “spostamento” di mira, è bene ragionare un altro po' sulle 4000 anime. A poche ore dalla strage, tutti i giornali già riportavano i dettagli delle faide di quel paesino: le alleanze, gli screzi, le appartenenze, gli affari, persino il conto dei proventi. Ma allora che ci andate cercando agli sfortunati compaesani di quelle bestie? Per assurdo, sembra quasi che questi articoli così dettagliati siano un avvertimento contro chi voglia ribellarsi (stai attento: sappiamo tutto e non facciamo niente. A buon intenditore...).

Sarebbe un assurdo. Ma non è un assurdo che uno stato del G7 non riesca a controllare un paesino di 4000 anime (a parte la lavata di faccia del "blitz" ben 15 giorni dopo l'eccidio)? Non è assurdo che sia accaduto quello che è accaduto senza che nessuno abbia capito quello che covava sotto la cenere? Certo lo stato Italiano è oramai allo sbando, e può anche darsi che dopo aver creato i mostri, non sia più capace di controllarli e la violenza di questi cani sciolti (l'idea che dalla Calabria sia stata lanciata un'organizzazione criminale internazionale degna di un film di James Bond è risibile) stia tracimando oltralpe. Ma può anche darsi che la tracimazione sia pianificata e voluta, all'interno della guerra sotterranea che si profila in Europa per la spartizione delle spoglie della Pseudo-Repubblica italiana, già da tempo in odore di estrema unzione.

E qui, noi che amiamo le cospirazioni, cominciamo a sguazzare a nostro agio. Perchè se a Duisburg “si è lasciato fare”, ciò può avere due obiettivi in verità molto simili. Cambia solo l'occhio dietro il mirino.
Si è forse trattato di un colpo di coda del regime padano che “avverte” l'Europa di lasciare a loro il controllo altrimenti ci saranno delle conseguenze per tutti? Oppure, spostando lo sguardo di 180 gradi, si è già al lavoro per sostituire l'oppressione nazionale in una continentale, paventando un pericolo a scala europea?

Tutte queste sono solo ipotesi di lavoro. Ma certo l'episodio di Duisburg è significativo, molto oltre quello che i servi che scrivono di mafia sui mezzi ufficiali vogliano farci credere. Dispiace comunque che i meridionali ed i siciliani non capiscano ancora che in un paesino di 4000 anime certe cose non possano mai succedere senza una precisa pianificazione politica. Una pianificazione partita da nord, ben oltre il muro di gomma che circonda le nostre città ed i nostri paesi.

Il Consiglio dell'Abate Vella

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mercoledì 12 settembre 2007

Nuove truppe d’occupazione sul suolo siciliano?

Quando i “politici” dicono che nel Sud lo Stato è assente, sanno benissimo di mentire, in quanto esso è presente appunto nei panni delle stesse cosche mafiose. Tale coincidenza è spiegata dal fatto che lo Stato non fa nulla di decisivo per combattere la criminalità organizzata.

Lo Stato – eccettuati naturalmente alcuni suoi singoli esponenti o organismi – non solo è complice di questa criminalità, ma ha addirittura delegato ad essa molte sue funzioni. In un territorio ove la criminalità domina incontrastata, le funzioni dello Stato o non esistono (ovvero sono ridotte al minimo) oppure sono quelle stesse della mafia.

LA MAFIA NASCE NEL 1860 E DURERÀ FINCHÉ DURERÀ LA SOTTOMISSIONE COLONIALE DELLA SICILIA ALL'ITALIA.

I MAFIOSI SONO SOLO I GUARDIANI DI QUESTA DOMINAZIONE.


Bruxelles, 2 settembre 2007

Dopo il fuoco, la prepotenza delle istituzioni, le promesse di “Vasa-Vasa”, adesso anche i sedicenti imprenditori isolani sparano le loro più grosse minchiate. Rimandando alle incongruenze statutarie che la proposta comporterebbe gli imprenditori chiedono l’intervento dell’esercito insieme all’espulsione dei collusi per pizzo, tangenti ed intromissioni mafiose.

Ricordiamo che l’esercito è già intervenuto una volta in Sicilia con i bersaglieri piemontesi, ci è ritornato con le truppe speciali per combattere Giuliano e le aspirazioni di autonomia del Popolo Siciliano, ci ha riprovato con un generale dell’esercito nominato prefetto, adesso ci ritornerebbe reclamato dagli affaristi...

La Storia ci insegna che non se ne è mai fatto niente: Per quale ragione?

Sembra che l’illegalità in Sicilia venga da chissà dove o sia nel DNA della stessa società. In realtà essa ha una matrice storica ben precisa, e di rango costituzionale, rispetto alla quale tutte le altre illegalità non sono che semplici conseguenze.

Senza andare troppo lontano partiamo dal dopoguerra, dal 15 maggio 1946.

La Sicilia aveva, in quella data, conquistato un proprio Statuto d’Autonomia approvato ancor prima della Costituzione italiana ed in esso integralmente inserito senza nessuna modifica; Statuto che, sulla carta, nasceva da un “patto” tra Sicilia e Italia, perciò sanava ogni precedente ingiustizia e pretendeva di rispondere, finalmente, al secolare diritto ed anelito dei Siciliani all’Autogoverno, sia pure in un contesto nazionale e statuale più ampio.

Per effetto di ciò la Sicilia sarebbe dovuta essere, nello spirito quando non ancora nella lettera del dettato statutario, uno Stato confederato all’Italia con propri poteri e prerogative sovrane, ad eccetto di poche competenze residuali lasciate allo Stato centrale italiano.

Invece, complici gli accordi segreti dai politicanti siciliani dell’epoca post-bellica, vuoi per l’interesse generale del governo nazionale che “ha utilizzato” sistematicamente la Sicilia come colonia interna più che come proprio compartimento autonomo e vuoi per l’insipienza dei politicanti attuali, l’illegalità costituzionale diviene in Sicilia la madre di tutte le illegalità e soprusi.

È innegabile, infatti, che l’illegalità odierna nasca proprio con l’Autonomia, conquistata e mai realmente avuta, per interessi personali, di partito e trasversali.

A questo punto ci si chiede: come si vuole sconfiggere la criminalità e l’illegalità in Sicilia quando la struttura stessa dell’ordinamento regionale giuridico ed amministrativo è illegale e non costituzionale?

La verità è che nessuno, complice sempre l’insipienza dei cosiddetti politicanti siciliani, sempre attenti al posto al sole ed agli interessi delle segreterie nazionali più che alla reali esigenze dei Siciliani, vuole che nulla cambi.

Lo Stato sa che il 60% del lavoro in Sicilia è in nero; le forze di Polizia sanno che un negozio su due ha personale non in regola, che un’impresa su due impiega mano d’opera in nero, i carabinieri sanno esattamente dove insiste l’illegalità e la criminalità, eppure, lo Stato in Sicilia è opprimente quanto assente, le forze di Polizia in gran numero in Sicilia sembra guardino dalla parte opposta rispetto al vero problema criminoso.

In questo contesto chiunque cerchi di portare giustizia in Sicilia operando con coscienza ed amore per la propria terra, vedi i giudici Falcone, Borsellino, Chinnici ed altri operatori delle forze di Polizia barbaramente assassinati per “distrazione” dello Stato centrale che li ha abbandonati quando avrebbero dovuto essere non solo incoraggiati “al martirio” ma assistiti e protetti, viene eliminato.

“Vasa-Vasa”, per certi aspetti è la dimostrazione che in Sicilia tutto è fatto per il potere. In ogni parte del mondo per una semplice accusa di non aver pagato una contravvenzione al codice della strada ci si dimette, in Sicilia, un’accusa infamante e grave come quella di collusione con la mafia viene considerata quasi “una scocciatura”.

L’onore, quell’onore Siciliano di altri tempi, oramai è sotterrato sotto un metro di terra con i “veri padri della libertà Siciliana” che purtroppo non hanno avuto figli degni di questo nome.

Il Nord-Est è sconvolto da stupri, assassinii, la proprietà privata non è più garantita tanto che molti sindaci sono arrivati alle richieste di particolari misure.

Napoli e la sua provincia è dilaniata dalle lotte camorristiche che coinvolgono vittime innocenti nelle loro quotidiane sparatorie.

Roma, Milano, etc... soffrono nella loro pelle droga, prostituzione e racket ma nessuno si è mai sognato d’invocare l’intervento dell’esercito.

In Sicilia sedicenti imprenditori da sempre collusi con i poteri forti chiedono, oggi, l’intervento dell’esercito, quindi dello Stato, dimenticando che è quello stesso Stato, con la collaborazione delle forze politiche italiote che governano lo Stato Regionale di Sicilia sin dalla sua nascita ad impedire che la Sicilia possa acquistare legalità e finalmente sviluppo.

Ufficio stampa

L'ALTRA SICILIA – Antudo


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martedì 11 settembre 2007

Borghezio protesta contro l'Islam e finisce in cella

di Dimitri Buffa

Da oggi sappiamo che il Belgio è terra off limits per chi vuole dimostrare contro la strisciante islamizzazione d'Europa. Magari si potrà sfilare per l'orgoglio pedofilo, di certo non l'11 settembre per scandire gli slogan che furono coniati da Oriana Fallaci e prima di lei da Bat Yeor.


La manifestazione organizzata per protestare contro la shar'ia in Europa è andata come era largamente prevedibile: il sindaco di Bruxelles Freddy Thielemans invece che proteggere i manifestanti contro il terrorismo islamico e l'islamizzazione dell'Europa dai facinorosi di Allah ha preferito farli arrestare tutti in blocco, compreso l'europarlamentare Mario Borghezio della Lega Nord. E questo per evitare di avere problemi con i rappresentanti più che fanatici della propria comunità musulmana locale. Unico loro reato, nel giorno dell'11 settembre 2007, sesto anniversario della strage organizzata da Bin Laden alle Torri gemelle, quello di avere esposto cartelli con su scritto "No Eurabia".

Tra i fermati oltre all'eurodeputato leghista Mario Borghezio, figurano anche il presidente dell'ultra destra fiamminga 'Vlaams Belang', Frank Vanhecke, e il capofila al Parlamento fiamminga dello stesso partito, Filip Dewinter.

La manifestazione era stata organizzata dalla sigla "Stop the islamization in Europe" (Sioe), con un appello, lanciato dall'associazione di origine danese, subito raccolto da molti altri gruppi politici e associazioni non islamically correct di europarlamentari come l'inglese Gerard Batten (Uk indipendence party) o la Lega Nord in Italia, ma anche il gruppo fiammingo di estrema destra Voorpost. Ed è proprio tra le file di questo gruppo di militanti della destra fiamminga che sono cominciati stamani i fermi della polizia. Insomma ancora una volta nel cuore dell'Europa c'è stato un capovolgimento valoriale tale da far sì che i cittadini del Belgio abbiano scelto di stare dalla parte degli assassini di Theo van Gogh piuttosto che da quella di chi scandiva gli stessi slogan presenti nei libri di Oriana Fallaci.

Nei giorni scorsi c'erano state pesanti avvisaglie che sarebbe potuto accadere proprio ciò che è accaduto e infatti alcune associazioni di cittadini avevano preferito rinunciare all'appuntamento per paura di venire coinvolte in scontri di piazza. Ma mai e poi mai l'europarlamentare della Lega Nord Borghezio poteva immaginarsi di venire trattato come un delinquente solo perchè aveva osato manifestare, sia pure contro la volontà del sindaco di Bruxelles. Che sui siti degli organizzatori dell'evento è stato non a caso ribattezzato "il Gran muftì del Belgio".

Scopo della manifestazione era quello di presentare una petizione al Parlamento europeo contro le leggi europee possibiliste sulla Shar'ia (ci sono state applicazioni ambigue in Germania, Danimarca e anche in Italia del diritto civile in materia di poligamia e di quello penale in materia di percosse a mogli e figli) e anche per permettere, in futuro, che simili manifestazioni abbiano luogo sul territorio europeo. La manifestazione, infatti, era stata dichiarata preventivamente illegale dalle autorità amministative di Bruxelles.

"Le leggi dell'Ue ci danno la libertà di parola - ha però ieri affermato Stephen Gash, fondatore di Sioe in Inghilterra - noi vogliamo solo manifestare pacificamente, davanti all'europarlamento, il nostro pensiero".

Borghezio raggiunto al telefonino dalle agenzie mentre era in cella di isolamento nel tribuinale di Bruxelles ha affermato che "la polizia è andata giù pesante sia con me sia con gli eurodeputati fiamminghi e francesi che sono stati fermati insieme a me anche dentro il bus su cui ci hanno caricato".

Il prossimo appuntamento l'associazione contro l'islamizzazione d'Europa lo ha già fissato a Marsiglia, a data da destinarsi, per tornare a protestare contro la shar'ia e il diffondersi violento dell'islam in Europa.


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domenica 9 settembre 2007

Londra apre la strada all'uomo-bestia

La notizia bomba, che fa il giro del mondo: l'Hfea (Human Fertilisation and Embryology Authority), l'Authority inglese che si occupa di fecondazione in vitro e ricerca sugli embrioni umani, ha dato il suo via libera alla creazione di embrioni interspecie uomo/animale a due gruppi di ricerca che ne avevano chiesto l'autorizzazione. Il neurobiologo Angelo Vescovi fa notare che non si tratta proprio di un «via libera», ma nel migliore dei casi si tratta di un mezzo passo in avanti…


Intanto mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha dichiarato senza mezze misure: «Atto mostruoso contro la dignità umana». «Il governo britannico ha ceduto di fronte alle richieste di un gruppo di scienziati certamente senza morale. Ora è necessario che la comunità scientifica tutta si mobiliti quanto prima. Il mondo della scienza ma anche i singoli Stati cambino direzione e non si lascino sopraffare da studi le cui conseguenze non sono state calcolate», così si espresso mons. Sgreccia in una intervista al Corsera che pubblichiamo integralmente.

1) Mostri creati e poi uccisi di mons. Elio Sgreccia
2) Macché chimera, questa sembra una vera bufala
3) L’incubo delle «chimere»
4) Cinque definizioni, un solo obiettivo

LEGGI TUTTO QUI


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sabato 8 settembre 2007

Denunciato Giuliano Amato

I Siciliani non perdonano. Gli hanno concesso giusto il tempo di scusarsi pubblicamente o, meglio, di dimettersi. Ma lo sprezzante "dottor sottile" li ha semplicemente ignorati. Adesso gliela fanno pagare, e sul serio. In data 29 agosto 2007, L'Altra Sicilia - Antudo ha presentato formale denuncia al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma per diffamazione e offese al Popolo Siciliano.


Il testo integrale della denuncia si trova sul sito de L'Altra Sicilia.


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martedì 4 settembre 2007

Eurabia: sempre più vicino il dominio islamico sull'Europa

Bruxelles proibisce la manifestazione contro «l’islamizzazione dell’Europa». L’ennesima riprova che le istituzioni europee servono solo a favorire l’invasione musulmana dell’Europa, nonché l’asservimento dei Popoli Europei alla dittatura del signoraggio monetario.



Proibita dimostrazione anti-islamica

Il Consiglio di Stato belga ha confermato la decisione del Comune di Bruxelles di vietare una manifestazione contro «l’islamizzazione dell’Europa», in programma nella capitale belga il prossimo 11 settembre. «Stop the Islamisation of Europe» (Sioe), aveva annunciato a luglio l’intenzione di organizzare una protesta davanti alla sede del Parlamento europeo, proprio nel giorno del sesto anniversario dei tragici attentati perpetrati negli Stati Uniti.

Il 9 agosto il sindaco di Bruxelles aveva vietato la manifestazione evocando il rischio di scontri con la vasta comunità islamica. Il Consiglio di Stato ha confermato ora la decisione, dopo che Ugo Ulfkotte, uno degli organizzatori dell’evento, aveva presentato ricorso contro il no del Comune. «Stop the Islamisation of Europe» riunisce, in particolare, il partito danese anti-islamico «Siad», il gruppo olandese «No Sharia Here» e quello tedesco «Pax Europa». L’iniziativa ha ricevuto in Belgio il sostegno di alcuni alti responsabili della formazione fiamminga di estrema destra Vlaams Belang.

In un comunicato diffuso a Bruxelles il capo delegazione della Lega Nord a Strasburgo, l’europarlamentare Mario Borghezio, sostiene che con il divieto «vengono violati i diritti fondamentali dell’Unione europea» e ha annunciato una conferenza stampa sul caso con i colleghi di Vlaams Belang. Borghezio assicura che «i promotori dell’iniziativa hanno tutta l’intenzione di non farsi imbavagliare da questo assurdo provvedimento».

il Giornale.it, 31 agosto 2007

FONTE


In piazza contro l' islam nonostante i divieti

Bruxelles. Le associazioni contro l’islamizzazione dell’Europa si stanno preparando a marciare su Bruxelles l’11 settembre prossimo, in occasione dell’anniversario degli attacchi alle Torri gemelle di New York, sfidando la decisione del sindaco Freddy Thielemans di rifiutare il permesso per «ragioni di ordine pubblico». Il primo cittadino viene criticato per avere contemporaneamente deciso di concedere l’autorizzazione alla manifestazione dell’associazione «Uniti per la verità», che mette in discussione la versione ufficiale sulle responsabilità di Al Qaida per gli attacchi dell’11 settembre 2001. Un esposto è stato presentato all’Alta Corte che deciderà con procedura di urgenza. Il raduno dei movimenti anti-islam è previsto davanti alla sede del Parlamento europeo, nella cittadella comunitaria.

il Giornale.it, 2 settembre 2007


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lunedì 3 settembre 2007

La lega federale che avrebbe salvato il Sud

Fu il più cattolico tra i sovrani dell’Italia pre-unitaria, Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, a lanciare per primo, nel lontano 1833, l’idea di una lega federale allo scopo di salvare l'Italia dall’ondata “barbarica” che di lì a poco vi si sarebbe riversata. Un’idea che venne in seguito fatta propria dal Papa e dal partito “cattolico”, ma che venne fortemente osteggiata dai Savoia. Riproponiamo un’articolo di Angela Pellicciari, pubblicato qualche anno fa su La Padania, che rende giustizia alla lungimiranza di Ferdinando II. C’è da chiedersi cosa sarebbe il Sud oggi se si fosse prestato ascolto alla lungimiranza di Ferdinando II.


Carlo Alberto, nemico della lega federale

di Angela Pellicciari

Il Savoia osteggiò la proposta fatta da Ferdinando II di Borbone e appoggiata da Pio IX.

Chi per primo lancia l’idea di una Lega federale fra i vari stati che compongono la penisola italiana? Strano a dirsi, ma il famigerato Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie.

Nel novembre del 1833, tramite il proprio ambasciatore a Roma conte Ludorf, Ferdinando II invita Gregorio XVI a farsi promotore di una Lega difensiva e offensiva fra i vari governi italiani per tutelare la religione, i troni e l’ordinamento sociale minacciati dal liberalismo, vale a dire dalla rivoluzione.

Visti gli immediati precedenti storici - Napoleone e Murat -, si tratta anche di agire di comune accordo "verso quelle potenze straniere che sconsigliatamente volessero cooperare a favorire in un caso estremo gli sforzi dei medesimi settarî".

La risposta del papa arriva per mano del cardinal Bernetti, segretario di stato, il 6 dicembre dello stesso anno.

Gregorio XVI apprezza la proposta e le intenzioni di re, ma non può far propria l’iniziativa perché "il carattere sacro di padre comune" impedisce al papa, "supremo gerarca di nostra santa religione", di "suonare la tromba di guerra od eccitare alle armi".

Le difficoltà cui accenna Gregorio XVI sono comprensibili, eppure l’idea della Lega si fa strada all’interno della Chiesa e nel cuore di Pio IX, successore di Gregorio XVI.

Mastai Ferretti appoggia la costituzione di una Lega doganale, punto di partenza per un’unione federale e, dietro al papa, è praticamente tutta la Chiesa a promuovere e a sostenere l’unificazione italiana attraverso un processo federale. Ecco con quale slancio, nel 1848, l’influente gesuita Giuseppe Romano parla della Lega in La causa dei gesuiti in Sicilia: "La Lega! Il sospiro di tanti anni, il voto unanime de’ popoli italiani. La Lega federativa è diretta a tutelare a ciascuno dei popoli federati i suoi diritti, gl’istituti, le proprietà, le franchigie. La Lega ritenendo tutti i vantaggi che dà ad ogni stato la sua autonomia, aggiunge al loro aggregato tutta la forza che mancherebbe a ciascuno di essi per costituirsi in nazione grande, ricca, commerciante, prosperevole e temuta".

La Lega, a parole da tutti auspicata, non si realizza perché sulla sua strada si frappone un ostacolo insormontabile: Carlo Alberto di Savoia. Il Re di Sardegna ha l’ambizioso progetto di "fare da sé".Incurante delle più elementari norme di diritto internazionale, vuole diventare re d’Italia lui solo. Il 2 giugno 1846 il ministro degli esteri dello stato sardo, Clemente Solaro della Margarita, indirizza a Carlo Alberto un Memorandum per mettere in guardia Sua Maestà dai pericoli che la politica liberale può comportare per il suo governo: "La corona d’Italia sarà una corona mal acquistata che presto o tardi sfuggirà dalle mani di chi se ne sarà impadronito con un progetto politico opposto a quello voluto da Dio". Solaro ricorda a Carlo Alberto di essere il primo ad augurarsi l’accrescimento del "potere" e dei "domini" di Casa Savoia, purché questo avvenga "senza lesione di giustizia".

Il benservito a Solaro della Margarita, dopo undici anni di fedele servizio, è il più chiaro segno che Carlo Alberto ha rotto gli indugi: Casa Savoia fa proprio il progetto massonico dell’unità nazionale sotto la bandiera liberale. Buon profeta Ferdinando II di Borbone.

Quanto da lui paventato diventa realtà: una casa regnante italiana si fa paladina, oltre che delle proprie, delle esigenze di potere di Francia ed Inghilterra, massime potenze liberali dei tempi.

La Padania, 4 agosto 2001

FONTE


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