lunedì 3 settembre 2007

La lega federale che avrebbe salvato il Sud

Fu il più cattolico tra i sovrani dell’Italia pre-unitaria, Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, a lanciare per primo, nel lontano 1833, l’idea di una lega federale allo scopo di salvare l'Italia dall’ondata “barbarica” che di lì a poco vi si sarebbe riversata. Un’idea che venne in seguito fatta propria dal Papa e dal partito “cattolico”, ma che venne fortemente osteggiata dai Savoia. Riproponiamo un’articolo di Angela Pellicciari, pubblicato qualche anno fa su La Padania, che rende giustizia alla lungimiranza di Ferdinando II. C’è da chiedersi cosa sarebbe il Sud oggi se si fosse prestato ascolto alla lungimiranza di Ferdinando II.


Carlo Alberto, nemico della lega federale

di Angela Pellicciari

Il Savoia osteggiò la proposta fatta da Ferdinando II di Borbone e appoggiata da Pio IX.

Chi per primo lancia l’idea di una Lega federale fra i vari stati che compongono la penisola italiana? Strano a dirsi, ma il famigerato Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie.

Nel novembre del 1833, tramite il proprio ambasciatore a Roma conte Ludorf, Ferdinando II invita Gregorio XVI a farsi promotore di una Lega difensiva e offensiva fra i vari governi italiani per tutelare la religione, i troni e l’ordinamento sociale minacciati dal liberalismo, vale a dire dalla rivoluzione.

Visti gli immediati precedenti storici - Napoleone e Murat -, si tratta anche di agire di comune accordo "verso quelle potenze straniere che sconsigliatamente volessero cooperare a favorire in un caso estremo gli sforzi dei medesimi settarî".

La risposta del papa arriva per mano del cardinal Bernetti, segretario di stato, il 6 dicembre dello stesso anno.

Gregorio XVI apprezza la proposta e le intenzioni di re, ma non può far propria l’iniziativa perché "il carattere sacro di padre comune" impedisce al papa, "supremo gerarca di nostra santa religione", di "suonare la tromba di guerra od eccitare alle armi".

Le difficoltà cui accenna Gregorio XVI sono comprensibili, eppure l’idea della Lega si fa strada all’interno della Chiesa e nel cuore di Pio IX, successore di Gregorio XVI.

Mastai Ferretti appoggia la costituzione di una Lega doganale, punto di partenza per un’unione federale e, dietro al papa, è praticamente tutta la Chiesa a promuovere e a sostenere l’unificazione italiana attraverso un processo federale. Ecco con quale slancio, nel 1848, l’influente gesuita Giuseppe Romano parla della Lega in La causa dei gesuiti in Sicilia: "La Lega! Il sospiro di tanti anni, il voto unanime de’ popoli italiani. La Lega federativa è diretta a tutelare a ciascuno dei popoli federati i suoi diritti, gl’istituti, le proprietà, le franchigie. La Lega ritenendo tutti i vantaggi che dà ad ogni stato la sua autonomia, aggiunge al loro aggregato tutta la forza che mancherebbe a ciascuno di essi per costituirsi in nazione grande, ricca, commerciante, prosperevole e temuta".

La Lega, a parole da tutti auspicata, non si realizza perché sulla sua strada si frappone un ostacolo insormontabile: Carlo Alberto di Savoia. Il Re di Sardegna ha l’ambizioso progetto di "fare da sé".Incurante delle più elementari norme di diritto internazionale, vuole diventare re d’Italia lui solo. Il 2 giugno 1846 il ministro degli esteri dello stato sardo, Clemente Solaro della Margarita, indirizza a Carlo Alberto un Memorandum per mettere in guardia Sua Maestà dai pericoli che la politica liberale può comportare per il suo governo: "La corona d’Italia sarà una corona mal acquistata che presto o tardi sfuggirà dalle mani di chi se ne sarà impadronito con un progetto politico opposto a quello voluto da Dio". Solaro ricorda a Carlo Alberto di essere il primo ad augurarsi l’accrescimento del "potere" e dei "domini" di Casa Savoia, purché questo avvenga "senza lesione di giustizia".

Il benservito a Solaro della Margarita, dopo undici anni di fedele servizio, è il più chiaro segno che Carlo Alberto ha rotto gli indugi: Casa Savoia fa proprio il progetto massonico dell’unità nazionale sotto la bandiera liberale. Buon profeta Ferdinando II di Borbone.

Quanto da lui paventato diventa realtà: una casa regnante italiana si fa paladina, oltre che delle proprie, delle esigenze di potere di Francia ed Inghilterra, massime potenze liberali dei tempi.

La Padania, 4 agosto 2001

FONTE

1 commento:

Anonimo ha detto...

FINALMENTE I VERI SICILIANI si sono risvegliati da 147 anni di sonno profondo. Il sangue del Vespro di 750 anni fa`incomincia a scorrere di nuovo. Questa volta gli nemici non sono i francesi angioini e il papa, ma gli italici del nord, i pseudo-italiani che hanno perso le loro radici e lingue storiche, il governo coloniale italiano, i partiti nazionali italiani, l’opinione pubblica italiana col cervello lavato al stile stalinista, i pseudo-siciliani colonizzati, il sistema scolastico conformista perpuatori delle menzogne anti-storiche, la stampa asservita al potere politico italico. Il nostro momento storico per la nostra riscossa come popolo Siciliano e`arrivato il 4 luglio 2007 quando il popolo Siciliano ha finalmente smaschierato l’anti-eroe ed assassino garibaldi al parlamento italiano. Lo stesso giorno dell’anti eroe garibaldi e della revoluzione Americana. Noi faremo come hanno fatto gli Americani di 231 anni fa`, rovesciando il potere coloniale che le teneva schiavi. VIVA La Sicilia Libera, VIVA il popolo Siciliano, VIVA la Nazione Siciliana, VIVA LA LINGUA SICILIANA. Avanti col nuovo Vespro Siciliano