Lo scorso 26 ottobre, sul “Corriere della Sera”, Sergio Romano ha dedicato un editoriale al carisma e alla popolarità di Benedetto XVI, attestata dal crescente afflusso di pellegrini a San Pietro, in numero ancora maggiore di quanto ne registrava Giovanni Paolo II.
L’articolo di Romano si conclude con un invito ai “laici” a «difendere i loro valori (…) con altrettanto zelo e altrettanto vigore» del nuovo Pontefice.
Un altro noto organo di informazione internazionale, il settimanale “The Economist”, ha pubblicato, nel mese di novembre, un dossier di venti pagine, intitolato In God’s name, in cui, con malcelata inquietudine, si analizza il peso e il ruolo che la religione sta sempre più assumendo nelle vicende politiche e sociali del XXI secolo. Come il “Corriere della Sera”, anche “The Economist”, nel revival religioso mondiale, accosta al Cristianesimo altre religioni, a cominciare dall’islamismo. Dio è tornato. Indagine sulla rivincita delle religioni in Occidente era il titolo di un libro di Rodney Stark e Massimo Introvigne, apparso nel 2003, in cui, suffragandolo con dati statistici e sociologici, si descriveva la nascita di un “mercato religioso” sempre più ricco e variegato. Lo sforzo ciclopico di estinguere nell’uomo il naturale bisogno di Dio, che ha caratterizzato gli ultimi due secoli, è, con tutta evidenza, miseramente fallito. Il paradigma della modernità non ha sconfitto il Cristianesimo, ma viene anzi da esso messo in questione.
Il fenomeno è tanto più macroscopico in quanto nasce dal basso e si contrappone alle tendenze dominanti dell’establishment politico e mediatico. L’appello di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI all’inserimento delle radici cristiane nel Trattato europeo, ha avuto nel mondo politico italiano una flebile eco e, in Europa, ha trovato più oppositori che sostenitori. Ancora peggiore è la situazione nel mondo della cultura e della comunicazione.
Basta sintonizzarsi con qualsiasi emittente televisiva, per essere investiti da messaggi grondanti un radicale relativismo morale.
Nelle maggiori librerie nessun libro di apologetica è esposto negli scaffali; proliferano invece i trattati di “ateologia” e i volumi di scherno od offesa al Cristianesimo.
Eppure l’esigenza naturale di sacro erompe, soprattutto tra i giovani, anche quando essi la vivono in maniera contraddittoria. I volumi anticristiani diffusi dalle librerie Feltrinelli e gli attacchi del “Corriere della Sera” a Padre Pio o a Pio XII rimangono discussioni riservate a polverosi club intellettuali, senza alcuna presa sull’uomo comune. Il libro di Benedetto XVI Gesù di Nazareth (Rizzoli 2007), ha avuto invece un formidabile successo.
Non è mancato chi ha storto il naso affermando che il Papa non dovrebbe esprimersi in libri personali, ma solo attraverso atti ufficiali di Magistero. Il Papa, però, si affida alla carta stampata proprio per allargare la sua udienza al di là dei lettori abituali dell’“Osservatore Romano” e, non a caso, un vecchio professore criptomodernista come Giovanni Miccoli lo attacca proprio su questo punto: il fatto che il Papa affermi che il suo recente libro «non è in alcun modo un atto magisteriale», per cui «ognuno è libero di contraddirmi» significa – osserva allarmato Miccoli – che egli rivendica il diritto di promulgare in altra sede atti magisteriali che non possono essere contraddetti dai fedeli.
In difesa della fede è l’equivoco titolo del libro di Miccoli, di cui sconsigliamo la lettura. Consigliamo invece di leggere In nome di Dio (Rizzoli 2007), un bel libro dello storico inglese Michael Burleigh, recensito in questo numero di Radici Cristiane.
La rivincita di Dio è comunque un fatto innegabile. Il pericolo è che la richiesta religiosa dell’uomo contemporaneo sia soddisfatta da naturaforme di falsa religiosità. Il fenomeno della “New Age” rientra nelle false risposte ad un’autentica domanda.
Ma lo stesso islamismo può essere considerato una pericolosa tentazione. A differenza del Cristianesimo, che esige per la conversione una seria trasformazione della propria vita, l’Islam si limita a imporre ai propri adepti prescrizioni rituali, spesso ipocritamente praticate, senza chiedere un profondo mutamento interiore. Ciò può attirare molti giovani dei nostri tempi (uomini più che donne), insoddisfatti del materialismo, ma non disposti a rinunciare a uno stile di vita edonista e libertario. Il pericolo di un certo ecumenismo è proprio questo: enfatizzando i presunti punti di accordo delle diverse religioni, piuttosto che le loro differenze qualitative, incoraggia di fatto la scelta della via più facile, che non sempre è quella più vera.
Infine, e per concludere. Un approccio di tipo puramente sociologico alla religione è riduttivo e, malgrado la pretesa scientificità dell’osservatore, non dà conto del fenomeno studiato. Il Cristianesimo non è un insieme di dogmi, di riti, di comportamenti. Non è un particolare modo di pregare o di rapportarsi col prossimo. Non è una religione sullo stesso piano
delle altre.
Il Cristianesimo è l’unica religione vera, fondata da Gesù Cristo, Figlio di Dio, seconda Persona della Santissima Trinità, Grazia incarnata. Il ritorno di Dio può essere spiegato solo considerando il ruolo della Grazia, che eleva l’uomo dalla condizione naturaforme le a quella soprannaturale. I monaci buddisti che manifestano a Rangoon, non possono essere messi allo stesso livello dei monaci cattolici, la cui vocazione è stata ben documentata dal film di Philip Gröning Il Grande Silenzio (2005). L’abisso che li separa è, appunto, la vita della Grazia.
Nessun’altra chiesa o religione, al di fuori di quella cattolica, conserva e trasmette la Grazia soprannaturale, di cui Gesù Cristo è la fonte. Gli sforzi dei laicisti di scimmiottare i carismi della Chiesa, per replicarne i successi, ricordano la sciagurata sfida di Simon Mago a san Pietro e ai primi Apostoli: sono tentativi destinati ad infrangersi contro la realtà della storia, di cui la Divina Provvidenza è unica infallibile guida.