Ricevo da Giuseppe Sesta un interessante riflessione sulla libertà individuale, che molto volentieri pubblico.
Coloro che sostengono che ciascuno di noi ha libertà assoluta per tutto ciò che lo riguarda personalmente e che quindi deve poter scegliere di abortire o anche di morire senza che alcuno per qualsivoglia motivo possa contestare questa sua decisione, sono in errore perché ritengono che l'uomo possa realizzare se stesso e raggiungere il suo bene senza entrare in relazione con gli altri, senza interessarsi di loro e senza permettere che gli altri si interessino di lui.
Coloro che sostengono che ciascuno di noi ha libertà assoluta per tutto ciò che lo riguarda personalmente e che quindi deve poter scegliere di abortire o anche di morire senza che alcuno per qualsivoglia motivo possa contestare questa sua decisione, sono in errore perché ritengono che l'uomo possa realizzare se stesso e raggiungere il suo bene senza entrare in relazione con gli altri, senza interessarsi di loro e senza permettere che gli altri si interessino di lui.
Non è questa la visione antropologica su cui è fondata la nostra civiltà occidentale che dal Cristianesimo che comanda l’amore del prossimo ma anche dalla speculazione filosofica greca che definisce l’uomo come un animale sociale ha preso la ispirazione per tutte le sue realizzazioni a carattere sociale come scuole, ospedali e tutte le iniziative di soccorso spirituale e materiale di cui essa è ricca diversamente da altre culture. Secondo questa visione, ciascuno di noi è affidato non solo a se stesso ma anche agli altri che lo circondano e questo vale non solo per lo stadio infantile della vita ma per tutte le situazioni di occasionale debolezza che ciascuno di noi può attraversare.
Pertanto la libertà individuale non può e non deve essere assoluta come ritengono abortisti ed eutanasisti, proprio perché del bene personale di ciascuno, sono responsabili anche gli altri. Ritenere gli uomini isole di egoistici interessi è negare la nostra vera natura oltre che rinnegare la nostra civiltà e quello che hanno creduto i nostri padri.
Giuseppe Sesta
Palermo, 16 novembre 2008
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