giovedì 21 agosto 2008

Un sacrificio d'amore

Ricevo da un affezionato lettore e molto volentieri pubblico questa bella riflessione sulla famiglia.


Caro Direttore

Allo scopo di contribuire allo attuale dibattito sulla famiglia e sulle provvidenze che lo Stato dovrebbe riconoscerle credo sia utile una breve riflessione su quello che per i cristiani, costituenti oltre due terzi della popolazione italiana, significano famiglia e matrimonio.

Con la Incarnazione la Divinità del Figlio di Dio ha sposato la nostra Umanità e ne ha accettato tutte le limitazioni anche quelle prodotte dal peccato. E’ stato un sacrificio di amore che ha spinto la Divinità a rinchiudersi nel carcere della nostra Umanità. Questa rinuncia alla propria sovrana divina libertà è stata la causa prima della passione sofferta da Gesù che gli ha fatto sudare lacrime di sangue nell’orto del Getsemani, quando Egli proprio per quella rinuncia ha potuto assaporare fino in fondo il calice della sua Passione, tramite la fisica identificazione col nostro stato di creatura limitata e schiava del peccato. Si comprende in questa luce il senso del matrimonio cristiano e perché la Unione di Cristo con la Chiesa viene assimilata ad un matrimonio: come Cristo sposo della Chiesa anche gli sposi cristiani devono accettare di limitare la propria libertà ed accettare il peso delle limitazioni del coniuge per aiutarlo a crescere nella libertà. Certo mantenere per tutta la vita un impegno simile non è facile, come provano tanti matrimoni sfasciati. Ma ciò che era impossibile alla umana natura, tanto che perfino la legge mosaica permetteva il divorzio, Cristo con la sua Incarnazione lo ha reso possibile a coloro che con la preghiera si assimilano alle sue mistiche nozze. Solo rivestendosi della forza di Cristo Sposo gli sposi possono perseverare nel loro sacrificio di amore.

Giuseppe Sesta
Palermo, 13 agosto 2008

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