domenica 3 agosto 2008

Il disprezzo del Nord, dall'unità a oggi

E' necessario risalire alla Unificazione, a quei turbinosi anni che seguirono il '60, per trovare le prime manifestazioni di disprezzo, di odio verso la Sicilia e i Siciliani.

Il deputato Proto di Maddaloni, per esempio, bolla con parole di fuoco i liberatori del Piemonte. Egli dice infatti: «I nostri concittadini vengono fucilati senza processo, dietro l'accusa di un nemico personale, magari soltanto per un semplice sospetto».

E Massimo d'Azeglio: «Nessuno dei Siciliani vuol saperne di noi. Siamo venuti in odio a tutti e tutti sono divenuti nostri nemici».

Di contro un giornalista dell'epoca, nativo di Milano, facendo la cronaca della partenza di un reggimento per la Sicilia, commenta: «Nell'apprestarsi a partire per la Sicilia, per affrontare quei banditi...», (i Siciliani) mentre un deputato lombardo osava definirci in pieno parlamento «orda di barbari accampati presso di noi», proprio quando Garibaldi scriveva: «Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Oggi non rifarei la via della Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio».

Ma l'accusa più terribile viene da Luigi Settembrini, noto a tutti per il suo patriottismo purissimo. Dopo il '60 infatti il Settembrini dichiarava: «La colpa fu di Ferdinando II, il quale, se avesse fatto impiccare me ed i miei amici, avrebbe risparmiato al Mezzogiorno ed alla Sicilia tante incommensurabili sventure».

Le cronache di quegli anni narrano episodi incredibili che non trovano riscontro nei periodi più duri della travagliata storia isolana.

All'uopo citerò il giornale fiorentino dell'epoca IL CONTEMPORANEO, il quale scriveva che in soli 9 mesi i Piemontesi avevano fucilato in Sicilia 8968 persone, ne avevano torturato e ferito 10504, imprigionato 19741, ucciso 74 preti e 22 frati, incendiato 5 paesi e 918 case, saccheggiato 12 chiese e fatto morire 60 ragazzi e 49 donne (da L'UNIONE SICILIANA).

«Ma in special modo, ci dicono il Di Stefano e l'Oddo in «Storia della Sicilia dal 1860 al 1910», (Laterza Editore) il periodo che va dal 1860 al 1880 fu caratterizzato da leggi di carattere finanziario e fiscale, provvedimenti militari e polizieschi, arresti arbitrari, detenzioni incontrollate a carico di cittadini rastrellati con criteri assurdi — l'aspetto della persona — e da metodi quasi sempre violenti: sistemi questi, che parvero colonialistici...»

«E l'irritazione crebbe a misura che aumentarono gli ufficiali, i funzionari di questura, gli impiegati alti e bassi piovuti, come si soleva dire dal «Piemonte», i quali con atteggiamento nauseato e sprezzante dicevano, o mostravano coi fatti, di essere venuti a correggere tutta l’amministrazione e tutta la vita pubblica isolana, come in una colonia incivile ed in un paese sospetto di rivolta e di secessione».

Queste sono notizie che la storiografìa ufficiale ci nasconde, in nome di un falso ed ipocrita amor patrio. E che cosa dire di Gaetano Salvemini che nel '98 ci in- formava: «I nordici disprezzano, come dicono essi, i «sudici» ; e i sudici detestano con tutta l'anima i nordici; ecco il prodotto di quaranta anni di unità.

Questo non impedisce naturalmente che nelle relazioni, diciamo così, ufficiali, fra le due sezioni del paese scorrano fiumi di fratellanza e di latte e miele». (Scritti sulla questione meridionale - Einaudi Editore).

Al riguardo potrei citare decine di uomini illustri di tutta Italia, che ebbero parole arroventate contro le malversazioni, il disprezzo e l'odio dei settentrionali verso i Siciliani, ma preferisco sorvolare per non dilungarmi eccessivamente.

In un volume di Idillio dell'Era «La mia Toscana» Edizione S. E. I. - Torino 1959 si trovano queste parole: «Il dispetto più grosso per i Toscani è vedersi tra i piedi i Siciliani e i meridionali... C'è la persuasione che codesta gente porti il coltello a serramanico o il rasoio sotto il panciotto, che digrumi, di nascosto, i ceci abbrustoliti o le. fave secche come i cavalli, che sia sporca, violenta ed invadente: quasi sempre piena di boria... Gli evasi delle terre bruciate non trovano credito presso di noi che per gli aranci; essi non riusciranno mai a capire la nostra anima fatta di schiettezza». «Questo pezzo», ci dice Giuseppe Zappulla, nella rivista bilingue ITALMERICAN del mese di Settembre 1961, è stato riportato ne «Lo SPECCHIO DEL LIBRO PER RAGAZZI», giornale d'informazioni e di critica di Firenze.

C'è stato perfino un piemontese, noto professore d'università il quale stimando che i Siciliani sono al disotto degli stessi selvaggi, pensò di porli accanto alla specie canina... Quando, infatti, i Siciliani reclamavano l'autonomia amministrativa per la loro regione, egli non esitò a scrivere a B. Croce queste incredibili testuali parole: «Ai Siciliani restituiremo il nome originario di «sicani», autorizzandoli a sopprimere l'italianissimo si, e a conservarlo come contrazione di cosi». (P. Operti Lettera aperta a B. Croce).

Codesta campagna di disprezzo per i meridionali ed i Siciliani è confermata perfino dall'on. Cucco, deputato del M. S. I. e uomo di ideali unitari, il quale non potè non ribollire di sacro sdegno, allorché, nella qualità di Vicesegretario nazionale del Partito Fascista, ebbe modo di sperimentare la mentalità faziosa di quella gente. Pertanto ho creduto opportuno di stralciare qualche passo del suo rapporto a Mussolini pubblicato sui VESPRI D'ITALIA del 6 Maggio 1962.

L'on. Cucco dice testualmente : «Si è verificato intanto che i Siciliani trasferiti in Settentrione sono stati quasi sempre e dovunque trattati con sospetto, se non con ostilità...», e più avanti: «né sono mancati coloro che hanno speculato su questa spiacevole vicenda, mettendo in giro con arte malvagia circonlocuzioni e frasi diventate popolari, ad esempio, la deportazione per i Siciliani, oppure, la Sicilia colonia d'Italia - «Si reca in Continente a giocare le sue partite la squadra di calcio del Palermo, ed a Cuneo, come anche a Varese, la folla grida per esortare la propria squadra: «Forza Italia!» come se la squadra siciliana fosse coloniale o addirittura straniera!» E il rapporto continua lamentando la politica discriminatoria degli ultimi anni del Regime, volta alla esclusione degli uomini più rappresentativi dell'Isola dai posti di responsabilità governativi.

Ancora più crudo, più realistico dell'on. Cucco appare il giornalista Vittorio Foschini in un suo scritto pubblicato sul GIORNALE DI SICILIA del 9 Ottobre 1960, col titolo molto originale di «Una ridda di crimini nella... civilissima Lombardia» - Ecco quello che, tra l'altro, ci dice quest'onesto giornalista settentrionale : «Perché certuni titoli dei giornali del Nord - di quelli milanesi in specie - erano di sin troppo evidente, e intenzionale intonazione antisiciliana, quasi una campagna segretamente preordinata per misteriose ragioni fosse in atto».

E più avanti: «Penso, cioè, che in continente s'abbia una paura matta di voi Siciliani», ed ancora: «Li fregate onestamente, cioè li lisciate alle spalle. Di qui la necessità, l'imperiosa necessità di distruggervi in partenza, di farvi apparire come la gente più bieca d'Europa, quella di cui non ci si può fidare...» ed infine: «perciò - lasciate che io vi parli schietto - tanti turisti non vengono in Sicilia e tanti stranieri rabbrividiscono al solo udire parlare di Sicilia e di Siciliani».

L'intervista della SICILIA, quotidiano di Catania, del 30 Ottobre 1963, col piacentino ing. Luigi Taschieri, dirigente dell'ANIC e responsabile dei lavori in Sicilia della società del gruppo ENI, convalida in pieno la tesi del Foschini sulla proverbiale « fifa » dei settentrionali nei confronti dei Siciliani. L'ing. Taschieri all'uopo ci confessa candidamente: «Quando venni a Gela mi prese un'indicibile paura. E' incredibile ma arrivavo perfino a camminare al centro della strada per il timore che mi facessero chissà che cosa... Parlo del primo periodo della mia permanenza a Gela, nel '57. Passarono tre mesi buoni perché cominciassi ad abituarmi all'idea di vivere a Gela», eccetera.

da "IL DISPREZZO DEL NORD" di G. Corrao (1964)

1 commento:

Anonimo ha detto...

FINALMENTE I VERI SICILIANI si sono risvegliati da 147 anni di sonno profondo. Il sangue del Vespro di 750 anni fa`incomincia a scorrere di nuovo. Questa volta gli nemici non sono i francesi angioini e il papa, ma gli italici del nord, i pseudo-italiani che hanno perso le loro radici e lingue storiche, il governo coloniale italiano, i partiti nazionali italiani, l’opinione pubblica italiana col cervello lavato al stile stalinista, i pseudo-siciliani colonizzati, il sistema scolastico conformista perpuatori delle menzogne anti-storiche, la stampa asservita al potere politico italico. Il nostro momento storico per la nostra riscossa come popolo Siciliano e`arrivato il 4 luglio 2007 quando il popolo Siciliano ha finalmente smaschierato l’anti-eroe ed assassino garibaldi al parlamento italiano. Lo stesso giorno dell’anti eroe garibaldi e della revoluzione Americana. Noi faremo come hanno fatto gli Americani di 231 anni fa`, rovesciando il potere coloniale che le teneva schiavi. VIVA La Sicilia Libera, VIVA il popolo Siciliano, VIVA la Nazione Siciliana, VIVA LA LINGUA SICILIANA. Avanti col nuovo Vespro Siciliano